Comico

Un po' di risate, qualche disavventura che mette il buon umore, un po' di sorriso..... fa sempre bene... soprattutto dopo una giornata di duro lavoro, in ufficio... a scuola oppure anche a casa, lo stress è d'appertutto, ma l'allegria non è da meno, quindi aiutiamola a farsi avanti su

                                                                  UNA TORTA O QUASI…..

 

Era una mattina fredda e le mie palpebre erano più pesanti di due pezzi di piombo grandi quanto un grattacelo, sentì la mamma chiacchierare animatamente, poi un grido stridulo di felicità seguito dal mio nome –Claudiaaaaaaaaaaaaaaaaaaa, muovitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii- a quel punto io che mi stavo tagliando le unghie sentì una fitta al dito e notai il sangue vermiglio fuoriuscire da una scavatura, osservai le forbici e vidi incastrato fra le due lame un pezzo di carne, le lasciai cadere e risposi molto meno gioiosamente –arrivo- mi alzai non curante del liquido che cadeva a gocce sul parquet e mi avvia verso la sala, sentì già dal corridoio il trambusto delle pentole che venivano spostate sulla penisola, dell’anta del frigor che veniva aperta e poi sbattuta con non curanza, dei barattoli che picchiavano fra loro e di qualcosa molto pesante che veniva appoggiato sul marmo freddo, la bilancia presumibilmente, appena feci capolino sulla soglia della porta che dava sulla grande stanza illuminata dalle porte finestre sentì la voce stridula di mia sorella sollecitarmi a muovermi –finalmente pensavamo fosti stata rapita dagli alieni, dai vieni che dobbiamo fare una torta per papà e vedi di non metterci tre anni a percorrere due metri- la sua odiosa risata che assomigliava molto al gracidare di una rana misto con il gracchiare di un corvo e uno strano sibilo metallico seguì la frase, le sorrise falsamente e mi avviai verso la mamma, -Claudia allora dobbiamo preparare una torta- rabbrividì di colpo, l’ultima volta che avevamo cucinato un dolce erano arrivati i pompieri e l’ambulanza, cercai di tirarmi indietro con una frase solita e spesso sempre accompagnata dalla libertà –Ma mamy devo finire i compiti- lei mi fissò poi rispose –bè li finirai dopo, adesso dobbiamo unire le nostre forze e creare la più bella torta a sette piani che sia mai stata fatta- ancora quel brivido mi percosse, sette piani? Creare? Unire le nostre forze? La più bella?, ma cosa credeva che potessimo fare? Un grattacelo? Sospirai mentre un’idea folle mi ronzava nella mente, e se adesso fossi uscita sul balcone e preso un’altoprlante avessi gridato “Allarmi allarmi, si salvi chi puo’, prima le donne e i bambini poi tutti gli altri, muovetevi! Non c’è tempo da perdere evacuate la regione, stiamo per generare una bomba nucleare!” qualcuno mi avrebbe preso sul serio? Ci pensai qualche secondo, prima avrei dovuto sistemare un pochino la frase dall’arme, perchè non stavamo creando propriamente una bomba nucleare, ma qualcosa di molto simile sì, notai la mamma avvicinarsi e pormi un libricino impolverato –Claudia ti va di elencarmi gli ingredienti? E tu Elly valli a prendere- Eleonora sbuffò –tocca sempre a me stancarmi- io risi –così dimagrisci- il suo sguardo divenne di fuoco e mi squadrò arrabbiata –zitta che pesi più di 100 elefanti messi insieme- sbuffai ma non continuai la discussione, tanto era una battaglia persa, anche se ero più magra di lei Elly si ostinava a sostenere il contrario, così aprì e inizia a leggere -240grammi di farina, 180grammi di burro ammorbidito, 180grammi di zucchero, 2 uova, 100grammi di uvetta sultanina, 1 arancia, 4 cucchiai di whisk- mi bloccai, cosa whisky? Ma allora la situazione stava precipitando, mia mamma bloccò i miei pensieri –allora claudia continua, su sarà fantastica- -sempre se la mia sorellina non ci metta mezzo secolo a elencare gli ingredienti- Elly rise e ancora quel gracidare, gracchiare e cigolare si insinuò nei meandri più oscuri della mia mente e mi parve di sentire anche un gatto miagolare straziato da quel rumore, presi un bel respiro e conclusi –allora 4 cucchiai di whisky irlandese 2 cucchiaini di lievito in polvere e zucchero a velo- alzai gli occhi dalle pagine e notai che già tutti gli ingredienti erano in bella vista sulla penisola, in fila e ordinati, pronti a essere usati pensai rimpiangendo di non essermi rotta completamente il dito, così magari sarei riuscita a evitare questa catastrofe o perlomeno a tirarmi indietro.

Partimmo colla preparazione e i disastri si fecero avanti fin da subito, appena imburrata la tortiera notammo che il liquido giallastro aveva preso della vaghe sfumature grigiastre e nere, -Mamma hai lavato la tortiera vero?- lei scosse il capo e fece spallucce, io mi battei una mano sulla fronte e Elly fece lo stesso imburrandosi tutto il viso –Abbiamo altro burro vero?- mia sorella scosse il capo ma fu la mamma a rispondere –No quello era l’unico pezzo che ci era rimasto- io sgranai gli occhi poi mi guardai intorno in cerca di qualcosa per sostituire l’ingrediente mancante, Elly intanto stava sciacquando la tortiera –potremmo usare l’olio- esordì mia mamma con un tono da grande genio –proviamo- tanto non avevamo altra scelta, se volevamo farla dovevamo trovare qualcosa per evitare che si attaccasse alla pentola, dopo aver messo quasi mezza bottiglia d’olio per paura che non funzionasse come il burro la infarinammo titubanti, la farina piena di grumi galleggiava ma noi da grandi scienziate non pensammo di togliere un po’ d’olio e così procedemmo senza soffermarci, accendemmo il forno a 180° e iniziammo a preparare l’impasto, tagliammo la scorza d’arancia ma non potendo lasciarla macerare per due ore nel whisky aumentammo notevolmente la dose di alcool mischiandolo con alcuni liquori che avevamo lì a portata di mano –mi sembra che stiamo procedendo alla grande- esordì la mamma col suo solito tono positivo mentre io rimuginavo sull’idea che la cosa che stavamo creando potesse prendere vita e diventare più pericolosa della tanto temuta bomba nucleare, Elly le sorrise e rispose –sì mamy con una chef come te- io la fulminai con lo sguardo, già la mamma si stava montando la testa più dello zucchero e del burro che avevamo montato prima di iniziare a imburrare la teglia, non c’era bisogno che lei la incitasse e la facesse esaltare soprattutto visto che nostra madre non aveva mai toccato una pentola in vita sua, a parte il giorno del disastro con i pompieri l’ambulanza i carabinieri e per poco anche i militari, comunque prendemmo la ciotola in cui ci stava il composto montato e ci aggiungemmo come da ricetta le uova uno alla volta facendoci cadere dentro più guscio che parte commestibile, setacciammo la farina all’interno e ci gettammo dentro il lievito, facendone volare via una grande dose, poi incorporammo l’uvetta e il whisky che ormai di whisky non aveva più niente, ci dimenticammo di eliminare la scorza di arancia e così quando ce ne accorgemmo era ormai troppo tardi, -allora adesso cos’altro dobbiamo fare?- la mamma era sempre la prima a parlare ed era anche quella meno concentrata, io allungai un dito all’interno della ciotola per assaggiare la nostra creazione e appena lo misi in bocca feci una smorfia di disgusto –Elly hai preso il sale al posto dello zucchero- le sbraitai contro cercando disperatamente dell’acqua, lei sorrise –oh mi dispiace ma sono identici e nessuno si è mai degnato di etichettarli- pronunciò quel nessuno con una certa forza come se volesse incolparmi, Io che in cucina ci avrò messo piede sì e no cinque volte nella mia, per ora, breve vita, -verso io il composto nella tortiera- disse elly prendendo bruscamente la ciotola e facendo cadere un quarto del composto per terra –sei un disastro- sbuffai indicando la chiazza che si stava espandendo –eh va bè ce n’è ancora tanto- iniziò a versare il composto nella tortiera e notai inorridita che sprofondava nell’olio diventando un miscuglio vomitevole, la mamma prese dello zucchero grosso e glielo mise sopra come si fa con il pesce quando lo si vuole fare alla crosta di sale –magari si addolcirà e non si sentirà il sale- disse mentre infornava il tutto, che adesso più che un dolce sembrava un esperimento chimico uscito male, aspettammo un’ora e non sentendo suonare il timer ma notando che nell’aria aleggiava un vago odore di bruciato ci avvicinammo al forno e osservammo che il dolce si era bruciato così aprimmo di colpo e estraemmo ancora più velocemente, come l’ultima volta uscì una grande folata di fumo nero che invase tutta la stanza, mi diressi velocemente mentre tossivo ad aprire la finestra e feci uscire il grigio che lasciò il posto alla sala coi murmi mezzi affumicati, la mamma si era già apprestata a prendere lo zucchero a velo mentre elly invece tentava di far uscire la “torta” se così la si poteva chiamare –abbiamo appena sfornato una massa deforme che ci ha affumicate, bel miglioramento devo dire- esordì per smorzare la tensione, mi avvicinai a Elly e con un colpo ben assestato alla tortiera feci uscire la massa, che con un sonoro SPLAT! Si ritrovò sul piatto di portata, la mamma si avvicinò e ci spolverò sopra lo zucchero a velo, poi con delle lettere finte ci scrisse sopra “BRAVISSIMO LA PROMOZIONE E’ TUA” e solo allora capì che quella cosa l’avremmo mangiata, non solo noi ma tutti i nostri familiari.


Crea un sito web gratis Webnode